Mentre
tutto il paese è in emergenza a causa della pandemia da coronavirus, si sono
rilevati diversi attacchi informatici a diverse società. Tra queste società, a
denunciare un attacco informatico il giorno 9 aprile è la società Axios Italia,
sviluppatrice di sistemi per la didattica online e registri elettronici. Molti
sono i problemi dovuti a questo hackeraggio, dall’inacessibilità al registro
elettronico al blocco dei servizi collegati ad Axios utilizzati per garantire
la continuità del servizio didattico nazionale. Per fortuna subito dopo aver
individuato l’attacco sono intervenuti subito i tecnici del Axios e quelli
dell’Aruba Enterprise, risolvendo il problema. Gli utenti utilizzatori della
piattaforma non devono preoccuparsi perché si tratta del DDos, ovvero,
un’interruzione distribuita del servizio. Questo vuol dire:” nessun problema
per la privacy”.
Oltre
alla società Axios sono altre le società attaccate dagli hacker, tra cui:
l’Inps e lo Spallanzani.
Che cos’è l’hacking?
Tutti
sentiamo parlare di hacking, con il termine
"hacking" si fa riferimento ad attività mirate alla compromissione di
dispositivi digitali quali computer, smartphone, tablet e persino intere reti. 
L'hacking non nasce sempre con intenti criminali, tuttavia,
oggi si definiscono spesso l'hacking e gli hacker come attività e soggetti che
operano nell'illegalità, criminali informatici che agiscono per ottenere un
guadagno finanziario, per protesta, per raccogliere informazioni o per il
semplice "divertimento" dell'impresa. Gli "hacker" sono
giovani menti geniali autodidatte o programmatori disonesti dotati delle
competenze per manipolare un hardware o software informatico per usi non
previsti dagli sviluppatori. Si tratta, però, di un'idea
limitata, che
non prende in considerazione le innumerevoli ragioni per cui si può fare
ricorso all'hacking. La natura dell'hacking è tecnica (ad esempio, la creazione
di malvertising che trasmette il malware in un attacco drive-by senza
richiedere l'interazione dell'utente). Gli hacker, però, possono anche
ricorrere alla psicologia per ingannare l'utente e convincerlo a fare clic su
un allegato dannoso o a fornire dati personali. Queste strategie rientrano nell'"ingegneria
sociale".
I 10 hacker più famosi della storia
1.     
Il primo è Raphael Gray,
nato nel 1982 a Valduz nel Liechtenstein e soprannominato il “Bill Gates”
degli hacker. All’età di 19 anni riuscì a infiltrarsi in diversi sistemi in
tutto il mondo in solo un mese. Ciò gli permise di rubare informazioni su
numerose carte di credito, che gli fruttarono milioni di dollari. Parte dei
dati che prese, peraltro, li rese pubblici per accrescere il suo prestigio nel
panorama cyber. Fu arrestato nel marzo del 2000.
2.     
ll secondo è Nahshon Even-Chaim
ed è noto come il primo hacker arrestato in Australia e faceva parte del gruppo Realm. Il suo obiettivo, piuttosto che trarre
profitti, era ridicolizzare la comunità globale che si occupa di cyber
security.
3.     
Il terzo è Chad
Davis un hacker americano. Ha
fondato Global Hell, un
collettivo che operava negli Stati Uniti. Inoltre, è entrato nei siti internet
di alcune delle più grandi organizzazioni e aziende del paese. Tra queste anche
la Casa Bianca e
lo US Army.. È
stato arrestato nel 1999. Scontata la pena è diventato designer di gioielli. 
4.     
Al quarto posto si trova il canadese Michael Demon Calce, detto Mafiaboy, a capo del gruppo TNT. A febbraio del 2000 ha lanciato un’ondata di
attacchi DDoS (Distributed Denial
of Services), contro i principali siti internet commerciali. E provò anche a
effettuare una serie di aggressioni simultanee contro 9 dei 13 root name
server, ma fallì nell’impresa. Anche lui è stato arrestato. Poi è diventato
giornalista, scrittore e opinionista.
5.     
Al quinto posto c’è il fondatore di WikiLeaks, Julian Paul Assange.
Oltre a essere la mente dietro al collettivo, è un hacker provetto. Tanto che a
16 anni si unì al gruppo International Subversives e
hackerò una serie di sistemi informatici sotto lo pseudonimo di Mendax. Attualmente, vive rifugiato all’interno
dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra e sulla sua testa pende un mandato di
cattura internazionale.
6.     
Al sesto posto c’è il newyorkese Mark Abene: Phiber Optik. Ha fatto parte di
alcuni dei più noti gruppi hacker Usa, tra cui Legion of Doom e Masters of Deception. Ha colpito numerose aziende
e sistemi di telecomunicazioni. È stato arrestato nel 1991 e rilasciato un anno
dopo. Nella comunità hacker viene considerato il Robin Hood del cyberspazio. Il suo scopo,
infatti, non era causare danni o profitti dalle sue azioni,  ma capire sempre meglio come funzionava la
tecnologia e il mondo delle comunicazioni.
7.     
Al settimo posto si colloca Andrew Escher Auernheimer,
anche noto come Weev. È uno dei
più noti troll della storia di internet. Con i suoi post ha fatto infiammare
diverse comunità e forum online. È anche un blackhat hacker, che ha compromesso
diversi siti. È anche membro di network di hacker antisemiti, che hanno
attaccato diverse università. Nel 2013 è stato condannato a 41 mesi di carcere
e a una multa. Conclusa la pena ha proseguito le attività naziste, fuggendo all’estero.
Probabilmente in Ucraina.
8.     
All’ottavo posto c’è Rafael Nunez (RaFa),
membro del noto gruppo di hacker World of Hell.
In questo ambito ha effettuato numerosi attacchi contro siti web, colpevoli di
avere una scarsa sicurezza. Nel 2005 è stato arrestato negli Usa ed espulso. Da allora è un uomo d’affari
in Venezuela.
9.     
Al nono posto c’è l’hacker Leonard Rose (Terminus). Arrestato nel 1991 per
frode informatica. Rubò i codici d’origine di Unix dall’AT&T e diffuse due
Trojan che gli diedero accesso illegale a diversi sistemi. 
10.
 Nella decima e ultima posizione si trova il cracker israeliano Ehud Tenenbaum (Pink Pony). A 19 anni guidò
un gruppo di hacker che creò danni ai network informatici delle più grandi
istituzioni Usa. Dalla US AirForce alla NASA, al Pentagono, all’MIT alla Knesset.



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